“La panacea di Kairòs”
L’accoglienza di un minore preadolescente e adolescente in affido familiare è un progetto molto complesso, prima che si raggiunga l’obiettivo di capirsi, di conoscersi, di accettarsi, è necessario un lungo processo di costruzione di una relazione di appartenenza e stabilità, tanto per il minore quanto per la sua famiglia accogliente.
Quando una nuova famiglia si apre all’accoglienza, io e il mio team di lavoro, l’Equipe Kairòs, siamo chiari sin dal principio: “arriverà il giorno di un cui direte non lo/a voglio più, non sono più in grado di sostenere questo percorso, sono stato/a messo/a a dura prova”. Il segreto per riprovarci, per ripartire, sarà quello di non mettere su un muro e di rimanere disponibili ad essere supportati e accolti in un momento di fragilità, legittimo. Sentimenti quali il timore e la vergogna devono lasciare spazio alla fiducia e alla speranza, alle volte sarà sufficiente una parola di conforto, altre volte sarà necessario intervenire con misure più invasive, per resistere, ma con l’obiettivo ultimo e condiviso di fare il possibile affinché la relazione ritrovi l’equilibrio necessario per andare avanti.
Il momento di sollievo si insinua all’interno di un blackout, alleggerisce, disinnesca un meccanismo disfunzionale. E non è insolito che accada di non capirsi, di non cogliere un modo diverso da agire e pensare, quando ad essere accolto è un bambino/a o un ragazzo/a che non ha mai vissuto con noi prima dell’accoglienza, che ha un carico di esperienze complesse e traumatiche tali per cui ha sviluppato meccanismi di difesa a volte incomprensibili. Per supportare i genitori affidatari, il minore può essere allontanato per alcune ore, per un giorno intero ma anche per più giorni.
Ricordo quando una domenica sera di luglio, un genitore affidatario mi ha chiamata dicendomi:” Lo vieni a prendere domani e lo porti via perché io non lo voglio più”, così ho fatto: il giorno dopo ho incontrato il minore e siamo rimasti tutto il giorno insieme, per approfondire quali pensieri e quali azioni avessero contribuito al punto di rottura.
È stato utile per il genitore affidatario? Si, perché si è sentito accolto, ha ricevuto sollievo, ha potuto riflettere e riconnettersi con le sue difficoltà in relazione alle fragilità del minore, con il supporto dei professionisti Kairòs e soprattutto ha deciso di continuare il percorso di accoglienza.
È stato utile per il minore? Direi proprio di sì, anche lui si è sentito accolto, nelle sue paure e nelle sue angosce, ha potuto dare un nome a ciò che gli stava capitando, alle sue riattivazioni traumatiche.
Ecco che, così come il termine stesso suggerisce, il momento di sollievo Kairòs, ha l’obiettivo di dare respiro alla relazione, di ricalibrarsi, di confrontarsi con le proprie risorse e di ripartire, riaprirsi all’accoglienza e alla comprensione, con un duplice scopo: a breve termine di accogliere e supportare le fragilità del nucleo accogliente, a lungo termine di scongiurare il fallimento del percorso di affido.
Maria Laura Salerno
Tutor Kairòs
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Brava Laura e bravi/e tutti i membri dell’equipe. W Chistolini, numero 1!